sabato 27 ottobre 2012

"Siete Due Egoisti"


Eravamo rientrati dalle vacanze di Natale, era il 2000. Eravamo alla fine del Governo di Centro Sinistra, un governo che molto prometteva ma che alla fine fu ricordato per una guerra, la Bicamerale di D’Alema e la mancata legge sul conflitto di interessi. Insomma il sogno che coltivavano, e forse continuano a coltivare, molti giovani di Sinistra come me, di una Sinistra che riuscisse a governare nel modo giusto il paese veniva meno impietosamente. Si era all'alba del secondo Governo Berlusconi, e dell’insediamento di Bush junior alla casa bianca. Stava per cominciare uno dei periodi più brutti e decadenti degli ultimi settant'anni  Ma tutto questo non era la nostra primaria preoccupazione all'epoca  Diciamo che io, Antonio, Fabio e Rosario avevamo altre priorità nel 2000.
 Io ero rientrato di mattina, mentre Fabio e Antonio erano tornati, insieme, nel primo pomeriggio. Eravamo stati nelle nostra rispettive città, Napoli (per quanto mi riguarda), Cosenza (Antonio) e Reggio Calabria (Fabio), per una ventina di giorni circa. E siccome in famiglia nessuno di noi tre dava minimamente a vedere lo stile di vita che seguivamo, dovevamo recuperare il tempo “perduto”.
Io avevo portato una bottiglia di J&B edizione Millennium  Antonio e Fabio avevano portato il solito vino che sapeva di aceto fatto direttamente dalle loro famiglie. Dopo un veloce pranzo in cui avevamo rimesso “in moto” lo stomaco con il vino-aceto, alle 16 si attaccava con il J&B…alle 17 la bottiglia era pressoché finita!
<< Andiamo a farci un aperitivo al bar di Pasquale, ma solo un Campari soda.>> fa Antonio alle 18. Alle 19 ci eravamo fatti quattro Campari bitter ,corretti con il gin, a testa. Va detto che noi non eravamo come le cosiddette “zecche” di San Lorenzo – chi vive a Roma sa di cosa e di chi parlo – che bevono qualsiasi cosa pur di bere; noi no, io Antonio e Fabio eravamo degli intenditori, bevevamo solo roba buona….a parte il vino che sapeva d’aceto. Insomma, per farvi capire, non eravamo tipi da Tavernello o da birra Peroni, né tanto meno si era i tipi che bevevano per strada seduti su un marciapiede.
Quella sera veniva a cena Rosario Marinaro, un fuori corso – così come noi tre – iscritto a Giurisprudenza. E quando sarebbe arrivato Rosario la serata sarebbe veramente entrata nel vivo!
Alle 21 Rosario arriva a casa nostra. Come al solito non mangiava da due/tre giorni, perché da due/tre giorni non faceva altro che tirare coca…e perché tutti i soldi li aveva spesa per comprare la coca, e ora doveva aspettare che la madre, a cui aveva inventato la scusa di una spesa universitaria    (anche se non dava un esame da oltre un anno) gliene mandasse altri.
Ovviamente il “buon” Marinaro arriva fornito, ben fornito, di “cocco”. <<Ragazzi diamo una “botta” al volo prima di cena?>>, propone Rosario. <<Ma ci roviniamo la cena, anzi se diamo una botta – e tutti e tre sappiamo che non sarà solo una – non mangeremo per nulla>>, dico io. <<Marinà, sei il solito drogato del cazzo!>>, afferma Antonio, che ben conosce Rosario. Fabio, che poco e mal sopportava quel tossico di Rosario, non diceva una parola, almeno non in faccia a Marinaro…tipico di Fabio. Alla fine, anche perché effettivamente non mangiava da tre giorni, il “buon” Marinaro si convinse o posticipare la sniffata nel dopo cena. Forse fui io a convincerlo definitivamente quando gli dissi <<Rosario ma il dessert si prende alla fine..>>.
Non appena finimmo il secondo eravamo già chiusi in camera di Antonio a pippare. Ci eravamo chiusi in camera di Antonio primo perché – non si sa per quale motivo - questo tipo di cose le facevamo sempre in camera sua, secondo perché quel giorno era anche rientrato l’altro nostro coinquilino: l’ingenuo e per bene Nicola, che nulla sapeva e sospettava di ciò che era la nostra vita e i nostri vizi.
Chiusi di la in camera si diede una, due, tre, quattro, cinque, sei….cazzo ma quante ne aveva portata???....sette “botte” a testa. Pippò anche Fabio, nonostante – come già detto – non sopportasse  Rosario, e la coca era TOTALMENTE offerta dal “buon” Marinaro….tipico di Fabio.
Finita la coca, finite dodici Weissbier da 0.33 (tre a testa) e fumato circa 10/15 sigarette a testa, era giunta l’ora di uscire. La notte ci aspettava! La notte era nostra!
Io, Antonio e Rosario ci avviamo verso Piazzale delle Provincie in cerca di Maurizio Galante, un piccolo spacciatore che doveva rifornirci di altra coca! Fabio, come la maggior parte delle volte, non uscì con noi; non aveva soldi, e sapeva che nessuno di noi tre gli avrebbe concesso il “cocco” a sbaffo….tipico di Fabio.
<<Giovanotti belli. Cosa posso fare per voi??>>, esordisce Maurizio non appena ci vede. <<Indovina un po’??>>, rispondo io. <<Non essere il solito impaziente aggressivo!>>, mi fa Antonio. <<E’ vero, prima beviamoci qualcosa!>>, gli fa eco Rosario. <<E sì, beviamocela una cosa. Ovviamente offro io ragazzi. Maurizio è sempre a vostra disposizione>> Maurizio era tutto gentile perché ci conosceva bene. Sapeva che quella sera gli avremmo lasciato almeno centomila lire a testa…che sarebbero diventate cento euro a testa con l’entrata dell’euro, ossia il doppio!
La prima botta, una a testa, la demmo nel bagno del baretto situato in Piazza. Dopo di che ci dirigemmo verso Via Veneto, al Club 80. Durante il tragitto ascoltavamo Sergio Caputo, l’unico cantautore italiano che, senza fare demagogia o finto idealismo, ben ha saputo rappresentare l’edonismo che ha contraddistinto, ahimè, la mia generazione. E sulle note di Un Sabato Italiano, “salivamo sulla notte che diveniva un dirigibile che ci portava via, lontanooo!!!”
<<Rosario trova un parcheggio o accosta da qualche parte, così diamo una botta prima di arrivare al Club.>>, faccio io. <<Proprio a questo stavo pensando.>>, risponde il “buon” Marinaro. <<E vaiiiiiii!!!!!!!>>, fa Antonio.
Trovammo un parcheggio, dopo aver fatto “sosta” in tre bar, per tre drink, dalle parti di Via La Spezia. Demmo una “botta”….ma non ci fermammo a una!!! Avevamo assunto talmente tanta coca, un po’ l’avevamo anche fumata, che le nostre bocche erano totalmente secche, con uno stato di esaltazione/agitazione/frenesia, dovuta anch'essa all'assunzione del “cocco” che faceva sì che avevamo un BISOGNO IMPELLENTE di bere un alcolico! Tant'è che appena trovammo parcheggio a Via Sicilia, una traversa parallela a Via Veneto, ce la facemmo di corsa dalla macchina al locale in modo da poter entrare subito e poter FINALMENTE bere un drink!
Dopo esserci calmati con, rispettivamente, un long island  (io), un gin tonic (Antonio), un cuba libre (Rosario), e dopo esserci fatti un altro paio di strisce a testa – una volta fatta la lunghissima fila per andare al bagno/pippare tipica del Club 80, iniziammo a guardarci intorno per vedere chi c’era; c’era sempre la solita gente: attoruncoli di serie c, puttane di alto borgo, figli di papà, intellettuali “naif” a cui piaceva (e piace) immergersi nella Roma by night, delinquenti (più o meno “grossi”) della piazza romana, e poi c’eravamo noi tre. Io Antonio e Rosario che la di fuori del Club potevamo “sembrare” uno strano miscuglio, o la caricatura (venuta anche male) , di tutte le categorie che popolavano il locale di Via Veneto.
Ma poi, inevitabilmente, successe la TRAGEDIA…..finimmo la coca!!!! <<E ora??? Che facciamo?? Come andiamo avanti???>> fa, allarmato e sconvolto, il “buon” Marinaro. <<Rosario sei un tossico del cazzo!!!! Rilassati, devi drogarti a tutti i costi per poterti divertirti???>> fa con tono aggressivo Antonio. <<E’ vero, ha ragione Antonio, sei una cosa assurda Rosario!! Rilassati, e beviti qualcosa...così poi ti unisci a me e Antonio e vediamo se riusciamo a rimorchiare qualche signorina che si concede senza voler soldi in cambio>> aggiungo io. Ma la verità era che anche io e Antonio, ormai in preda alla “ruota” da coca, volevamo continuare a drogarci. E la speranza di rimorchiare qualche ragazza, all'interno del Club 80, che non volesse dei soldi era pura UTOPIA! Comunque un paio di tentativi di rimorchio ci furono lo stesso, ma tutti – OVVIAMENTE – andati male. L’ultimo tentativo lo feci io con una ragazza mulatta, e quando lei mi disse <<senti caro se vuoi venire a letto con me, perché è evidente che questo vuoi, ci vogliono cinquecentomila lire!! Quindi o ce l’hai e concludiamo, altrimenti è meglio che smammi prima che chiami il mio ragazzo!>>, al che  io le risposi <<seee, il tuo ragazzo….vuoi dire il tuo pappone!!!??>> Dopo questo “intenso” scambio di opinioni capii anche io che c’era bisogno di altra coca!
Poi notiamo che al Club 80 c’è anche Maurizio Galante, il quale evidentemente ha il suo giro anche all'interno del locale. <<Rosario ha visto chi c’è? C’è Galante>> faccio io. <<Dove????>> risponde tutto esaltato ed entusiasta. <<Si sta intrattenendo con quel giornalista di Rai Tre, evidentemente stanno concludendo “l’affare”…>> affermo. Intanto Antonio aveva attaccato la sua solita discussione politica con Cesidio, un proprietario di un paio Hotel a cinque stelle romani, il quale anch'egli era un abituè del posto. La “disputa” consisteva, come quasi sempre, sui fallimenti o successi dei sessantottini. Antonio era un fautore della prima tesi, Cesidio – che sessantottino lo era stato – optava per la seconda, io – anche se non mi schieravo – ero favorevole all’opinione di Antonio.
<<Antò c’è Maurizio Galante…dai mettiamo insieme i soldi, così prendiamo una bella dose!>> fa Rosario. <<Aspetta un attimo dai, fammi finire la consumazione e la discussione con Cesidio>> gli risponde Antonio. <<Ma sì, da ragazzi>>, fa Cesidio rivolgendosi anche a me,<<fatevi offrire qualcosa da Cesidio..>>. <<Ma poi va a finire che Maurizio se ne va…>> fa, con tono preoccupato, Rosario rivolgendosi a me e ad Antonio. <<Ma no che non se ne va..>> dice Antonio. Io, intanto, mi bevevo il mio long island offertomi da Cesidio.
Dopo più di mezz'ora  e dopo un altro giro di drink offerti da Cesidio, quest’ultimo e Antonio, stufi ed “esausti”, decisero di mettere fine alla loro anacronistica discussione. Ora io, Antonio e Rosario (soprattutto quest’ultimo) ci guardavamo intorno alla ricerca di Maurizio Galante, ma non lo vedevamo!
Chiediamo ad alcuni tipi, anche loro clienti di Galante, se l’avessero visto o se sapevano dov'era,  ma questi non lo sapevano. Chiediamo poi al barman, ma anch'egli nulla. Allora ci rivolgiamo al buttafuori, il quale conosceva tutti i frequentatori del locale e sapeva ogni loro movimento o spostamento, e questi ci dice se n’era andato!
<<Hai visto, ha visto!!??? L’hai fatto andare via! E ora!!??>> fa, tra il disperato e l’incazzato, Rosario. Io non posso trattenermi dallo scoppiare a ridere vedendo la faccia, e sentendone le parole, del “buon” Marinaro.
Mentre Antonio e Rosario stavano quasi per venire alle mani, intravedo in un angolo del locale, intento a scrutare l’ambiente circostante, il Principe. Il Principe era un ex galeotto di settantasette anni, di origini calabresi, cresciuto nel malfamato quartiere romano di San Basilio, che si vestiva da prete (ma non aveva nulla del prete) e per vivere faceva il pappone e, soprattutto ciò che interessava a noi, lo spacciatore.
<<Principe, Principe ci deve aiutare.>> fa, con tono ruffiano, Rosario. <<Ragazzi, già vi ho capito, ma purtroppo per voi qui ho solo una bustina piccola di “cocco”. Se volete potete venire con me al Vicoletto, e lì ho tutta la coca che volete.>>
<<Ok Principe, veniamo con te. Però la bustina che hai la prendiamo, vero ragazzi>> fa, sprizzando gioia, Rosario. <<Sì sì Principe la bustina la vogliamo!>> faccio io. <<Sì Principe, la prendiamo però ci devi fare lo sconto..>> propone Antonio. <<Ve la regalo la bustina!>> afferma il Principe.
Dopo una fila di mezz'ora riuscimmo a entrare al bagno e pipparci  la poca coca offertaci dal Principe. Non uscì nemmeno mezza striscia a testa, però la coca era di buonissima qualità. Il Principe aveva sempre roba di altissimo livello!
Uscimmo dal Club 80 che erano le cinque del mattino, e ci avviamo, seguiti dal Principe con la sua macchina, verso il Vicoletto. Il Vicoletto era locale molto “esclusivo” della notte romana. “Esclusivo” non perché fosse un bel locale o chissà altro. Era “esclusivo” perché i gestori del posto permettevano l’ingresso a pochissime persone, che erano una cerchia ristrettissima di attori e attoruncoli, qualche miliardario della capitale (tra questi Cesidio), un paio di delinquenti della piazza romana (tra cui il Principe)….insomma, per farla breve, una ristretta cerchia del microcosmo che frequentava il Club 80. Solo che al Club 80 potevano entrare anche gente come me e i miei compagni di scorribande, al Vicoletto noi senza i “buoni uffici” del Principe, o di Cesidio, non saremmo mai entrati.
Prima di andare al Vicoletto facemmo una sosta al bar a Piazza Venezia, per farci quattro giri di Jack. Dopo l’assunzione dei quattro cicchetti di whisky l’effetto della poca coca che avevamo assunto venti minuti prima era alquanto smorzato, se non  annullato. C’era bisogno di altro “cocco”, così ci dirigemmo di gran carriera verso il Vicoletto.
Bob, il buttafuori del locale, notando che stavamo col Principe, non batté ciglio vedendoci e ci fece passare senza alcun problema. Dentro c’erano solo sei clienti: un boss della mala romana in compagnia di una biondina dalla bellezza e dal corpo sconvolgente, un attore - più o meno famoso-di fiction, il quale era con ogni probabilità sotto l’effetto di eroina, la guardia del corpo dell’attore (che poi non si sa cosa avesse da “guardare”) e Cesidio, che intanto si era spostato anche lui, accompagnato da una “signorina” abbordata al Club 80.
Cesidio e Antonio, appena si accorsero l’uno dell’altro, erano tentati di riprendere la discussione avuta al Club, ma io e Rosario subito dissuademmo Antonio da tale intento…avevamo un “affare” da concludere noi. Infatti il Principe, dopo essersi allontanato in uno stanzino per cinque minuti, comparve con una bustina questa volta PIENA di coca.
Subito ci dirigemmo verso il bagno. Demmo subito un occhiata alla bustina dataci dal principe, al prezzo di novantamila lire (trentamila lire a testa), e ci rendemmo subito conto che era tanta, veramente tanta! C’era coca per almeno cinque/sei grosse “piste” a testa.
Come al solito fu Antonio ad “apparecchiare”, che preparò tre belle, e grosse, strisce. Fui io il primo a pippare, e non appena il primo granello di coca mi salì su per la narice e mi scese giù nella gola capii subito che la roba, oltre a essere tanta, era anche più che buona!
Fatte due strisce a testa, e fumato tre sigarette a testa, ci guardammo tutte e tre in faccia e capimmo che avevamo bisogno di bere dell’alcol. Ma c’era un problema: le nostre casse erano pressoché esaurite, mettendo insieme i soldi di tutti e tre saremmo, forse, arrivati a prendere una consumazione. Ma di la in sala c’era Cesidio.
<<Antò perché non riprendi il discorso interrotto al Club 80 con Cesidio…????>> faccio io. <<Sei il solito figlio di puttana…ma hai proprio ragione. Solo Cesidio può salvarci>> mi risponde Antonio. <<E su ragazzi, dai andiamo di la….che io ho già di nuovo voglia di pippare!>> <<E BASTAAAA!!!!>> gridiamo (ma con tono scherzoso), in coro, io e Antonio verso il “buon” Marinaro.
Il drink che, ovviamente, Cesidio ci offre scende giù che è una meraviglia, e mentre Antonio si affanna a discutere con Cesidio, ora, sulle prospettive inerenti alle elezioni previste in quella Primavera, io e Rosario riandiamo in bagno per farci un’altra striscia a testa…dopo un po’ ci raggiunge anche Antonio con Cesidio che unisce il suo “cocco” al nostro.
<<Ragazzi guardate che possiamo andare a pippare anche di la in sala, senza per forza dover star chiusi qui dentro come dei tossici da stazione.>> Afferma, con un tono deciso, Cesidio. Così ci accomodiamo su un divanetto in sala a tra una pippata e un drink si erano fatte le nove del mattino.
Quando vidi le lancette dell’orologio che indicavano le nove e trenta mi prese “l’ansia”. Dovevo studiare, avevo un esame da lì a pochi giorni. Così mi avvicinai ad Antonio e gli feci notare l’ora, il panico assalì pure lui. Anche Antonio era sotto esame, così come lo era Rosario…eravamo tutti e tre, sotto esame da più di sei anni, solo che in sei anni avevamo dato otto esami in tre!
<<Rosà dobbiamo andare>> facemmo con tono impietoso e deciso io e Antonio. <<Ok ragazzi, salutiamo il Principe e poi andiamo>>  fa Rosario. Il Principe nel frattempo si era appartato su un divanetto con una delle “sue ragazze”. <<NO!>>  Feci io, che sapevo bene cosa aveva in mente Rosario. <<Ma allora sei veramente un drogato!!??>>  fa, sprezzante, Antonio rivolgendosi a Rosario.<<Mamma mia, e che sarà mai!!?? Ci facciamo un paio di pippate a testa con i soldi che ci sono rimasti…vedrete che il Principe ci fa lo sconto.>> dice Rosario. <<No Rosario  Devo andare a casa!>> fa, incazzato, Antonio. <<Veramente. Dai, basta! Andiamo a casa. Sono quasi dieci ore che ci droghiamo e beviamo. Che vuoi tirare le cuoia? E poi non hai dai studiare? Hai deciso di superare il record del più lungo periodo senza dare esami>> dico io con molta ipocrisia e falsità…però dicevo ciò perché dovevo dissuadere il “buon” Marinaro dal continuare coi bagordi, in quanto volevo andare a casa. <<E va bene, andiamo a casa.>> mi risponde, con tono dimesso Rosario.
Ma mentre usciamo dal locale, “accolti” da un sole che brutalmente ci resuscita dalle tenebre, vediamo Rosario che parlotta con il Principe. Io e Antonio ci guardiamo in faccia e subito capiamo tutto….ci avviciniamo ai due, prendiamo Marinaro per sotto le braccia e lo tiriamo via con forza, gridandogli <<DOBBIAMO ANDARE A CASA!>>
In macchina, dopo circa dieci minuti di silenzio, Rosario fa <<andiamo a berci un rum al bar su Via Nomentana?>> il bar a cui si riferiva era un bar frequentato da alcuni spacciatori. <<NO!>> facciamo, in coro, io e Antonio. <<Andiamo a fare colazione all’Eur?>> propone Rosario. L’Eur era un’altra zona di spaccio. <<NO!>> sempre in coro io e Antonio
Sul ponte di Via Tiburtina, alle dieci e un quarto di mattina quando eravamo ormai vicino casa, il “buon” Marinaro, dopo aver tenuto il muso per una decina di minuti, fa <<COMUNQUE SIETE DUE EGOISTI. VOI ORA ANDATE A LETTO, MENTRE IO HO UNA GIORNATA DA AFFRONTARE!